Un uovo… formato famiglia!

uovo equosolidale

L’uovo di Pasqua 2021 è arrivato! Si presenta con i suoi classici colori sgargianti, e una volta scartato l’involucro, la superficie dell’uovo appare liscia e vellutata, e il cioccolato emana il suo aroma invitante. Al più piccolo di casa l’onore di rompere il guscio: quale sorpresa racchiude al suo interno quest’anno?
Dentro, a ben guardare, c’è molto più di una sorpresa.

Pasqua solidale 2021

Dentro, c’è J. e la sua famiglia, composta dalla moglie H. e dal piccolo M., di appena 2 anni. J. lavorava in un grande albergo in centro, ma la pandemia ha sospeso il turismo, e così anche l’occupazione di J., nonché principale fonte di reddito familiare, ha subito una drastica interruzione. Quando vengono a ritirare il loro pacco mensile, si presentano in tre, la famiglia al completo. Varcare il cancello di Casa Betania, per un bambino, può essere motivo di grande contentezza, anche se dura solo qualche minuto e non ci si può fermare a giocare nel giardino. Ma, in qualche modo, è come respirare l’aria di mare: “fa bene”. J. e H. si fanno indicare l’apposita cassetta a loro dedicata, piena di prodotti alimentari e per l’igiene, e parlando a bassa voce, nella loro lingua, organizzano la spartizione dei pesi nelle due sacche di plastica che si sono portati da casa. Hanno un po’ di timore a chiedere anche un extra… un pacco di pannolini, taglia 5… che viene prontamente recuperato tra le scorte di Casa Betania. Se ne vanno via con passo svelto, alleggeriti nonostante i pesi, rinvigoriti anche loro da una speciale… boccata d’ossigeno.

Dentro, c’è N., mamma sola di origine slava con un bambino molto piccolo, che da un giorno all’altro si è trovata per strada, senza alloggio e senza lavoro. Dopo molto peregrinare, stremata, ha trovato una pronta e calorosa accoglienza presso la Casa di Marta e Maria. La sorpresa, poi, N. l’ha trovata dentro di sé: ha trovato il coraggio di riprendere in mano la sua vita, per lei e per suo figlio, ha trovato un piccolo impiego e attualmente risiede in uno dei nostri appartamenti dedicati alla semi-autonomia. Contribuisce, come e quando può, al pagamento dell’affitto mensile di cui si fa carico e garante la Cooperativa.

Dentro, ci sono A. e i suoi due figli, trasferiti da poco, dopo una lunga permanenza in una delle nostre case. Una domenica mattina, mentre A. sta sistemando gli scatoloni nell’appartamento a cui non hanno ancora allacciato la corrente elettrica, si presentano due giovani seminaristi che svolgono servizio dentro Casa Betania. Dopo aver salito eroicamente due piani di scale, le consegnano una lavatrice praticamente nuova, a sua volta donata da una famiglia che non ne aveva più bisogno. I due figli maschi a malapena alzano lo sguardo, troppo impegnati a giocare e prendere possesso della nuova cameretta. Manca la corrente, ma in quel momento c’è una luce che brilla forte negli occhi di A. e illumina già tutta la casa.

Dentro, c’è anche R., attenta e premurosa volontaria, vicina a tante nostre mamme. Durante il primo lockdown si è offerta di consegnare i pacchi alimentari ad alcune famiglie del territorio che si trovavano in grandi difficoltà per colpa della pandemia. “Quando caricavo questi sacchi in macchina, sentivo che non trasportavo soltanto qualcosa di materiale, di fisico, di pratico, racconta R. Portavo un’attenzione, trasportavo un affetto. E quando arrivavo, c’era l’incontro con le mamme, o con i loro figli che scendevano al portone; e lì, una piccola condivisione di parole, di tempo, di sorrisi. È stato bellissimo. Si è stabilita un’intimità profonda con queste famiglie, e ora quando penso a loro, le penso per nome.”

Dentro, c’è la nostra mitica M., che dopo tanti anni di sacrifici, ha finalmente cambiato casa, si è trasferita con il suo figlio più giovane – ormai un uomo, anche se le vecchie volontarie di Casa Betania lo ricordano ancora come un bambinetto vivace e intraprendente – in un nuovo appartamento. La banca le ha concesso un mutuo per l’acquisto della casa, che ora è tutta sua, e questo, davvero, è motivo di grande gioia per lei e come per noi che nutriamo nei suoi confronti un sincero e profondo affetto.

Dentro all’uovo, ci sono queste e tante altre famiglie. Ci sono tutte quelle mamme sole, o quei genitori, che, in un modo o nell’altro, sono passati per Casa Betania, un giorno hanno bussato e hanno trovato riparo, ristoro, hanno goduto di calore, di conforto.

Una volta al mese, da un po’ di tempo a questa parte, Casa Betania si è presa l’impegno di preparare delle cassette piene di generi alimentari per una cinquantina di nuclei come questi, che stanno vivendo una situazione di particolare fragilità. I beni che riceviamo regolarmente dal Banco Alimentare, le donazioni in natura che generosamente arrivano da panifici, pasticceri e verdurai, e tante piccole offerte in denaro, non sempre coprono tutto il fabbisogno. Perché oltre ai prodotti di prima necessità, quello che serve tante volte è dare risposta al senso di precarietà, è fornire un sostegno economico concreto, immediato. Per esempio, versare la caparra di un affitto, pagare una bolletta arretrata, aiutare a coprire le spese legate alle necessità dei figli, o altri piccoli prestiti che poi con grande dignità verranno restituiti dalle famiglie. Tutte richieste che ci interpellano, ci spingono a gettare il cuore oltre l’ostacolo, ci stimolano a trovare soluzioni positive, creative.

Casa Betania vuole essere proprio questo, una grande famiglia solidale, una famiglia di famiglie. Una comunità aperta, anzi spalancata. Vuole essere inclusiva, sempre materna e paterna nei suoi atteggiamenti, il più possibile premurosa e previdente nelle sue risposte.

Quest’anno, l’operazione “Pasqua solidale 2021” è tutta dedicata al sostegno di questa comunità allargata. Pensateci, quando acquisterete le uova di Pasqua del nostro Laboratorio: aiutateci a prenderci cura di queste famiglie, come fossero le vostre. Se anche voi vi sentite un po’ parte di questa meravigliosa ed estesa comunità, non vi risulterà difficile.

“Qual è la ‘cosa’ che i membri di una comunità hanno in comune”? Si chiede il filosofo Roberto Esposito. E risponde che essi hanno in comune un munus: non una proprietà, ma un dovere, una responsabilità, un dono da fare agli altri.

Allora, una proposta: prima di far rompere l’uovo di cioccolato al piccolo di casa, quando verrà il giorno, tenetelo un momento tra le vostre mani. Sentite tutta la fragilità di quel guscio sottile, delicato e perfetto, percepite il senso di protezione che possono dare le vostre mani, le vostre cure, il vostro abbraccio.

Che quell’uovo sia per voi segno reale di vicinanza, di condivisione, di solidarietà. Buona Pasqua!

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