«Don Carlo era sotto la tenda a ossigeno. Quella mattina chiese il piccolo crocifisso che la mamma gli aveva regalato per la Prima Messa e volle che fosse appeso sulla tenda per vederlo sempre. Lo appendemmo con del nastro adesivo. Don Carlo lo guardava e gli parlava con gli occhi. Le ultime parole che disse furono: “Grazie di tutto”. E poi quell’esortazione: “Amis, ve raccomandi la mia baracca”. Verso sera si aggravò. Improvvisamente si appoggiò con i pugni al materasso, prese il crocifisso strappando l’adesivo, lo baciò e chiuse gli occhi per sempre...» (dalla testimonianza di don Giovanni Barbareschi).
Sessantacinque anni dopo, il racconto degli ultimi istanti di vita del beato don Gnocchi - spentosi prematuramente alla Clinica Columbus di Milano il 28 febbraio 1956, tra la commozione dell’Italia intera - conserva intatti l’emozione struggente del ricordo e l’imperativo ineludibile del mandato. Il dovere della memoria e l'impegno coerente alla sua missione anche in questo difficile tempo di pandemia sono i pilastri di questo anniversario che la Fondazione vuole ricordare con sobrie celebrazioni nel santuario milanese del beato e nei Centri in tutta Italia. |