Burkina Faso: crisi umanitaria e lotta alla malnutrizione. Il racconto di una volontaria

«All’inaugurazione del reparto di Pediatria nell’ospedale di Gorom-Gorom, nel nord del Burkina Faso, c’ero anche io. Era un anno fa»

Parla Nicoletta Abbona, una trentina d’anni, originaria di Bene Vagienna dove ha vissuto fino al 2017. Poi è partita per l’Africa, per un anno di servizio civile in Guinea, sempre con LVIA. Successivamente è arrivata la proposta per il Burkina.

Tra i progetti di cui Nicoletta si occupa insieme ai suoi colleghi, sia burkinabé che italiani, ci sono quelli di lotta alla malnutrizione infantile. La malnutrizione infantile resta un’emergenza anche a causa della situazione di sicurezza che soprattutto nel nord del paese peggiora di giorno in giorno a causa delle incursioni di gruppi armati jihadisti provenienti dal confinante Mali.

Racconta Nicoletta:

«Purtroppo le condizioni di sicurezza sono molto peggiorate ma noi di LVIA restiamo con le nostre equipe locali. Abbiamo aperto ben 42 punti sanitari, dove i nostri infermieri insieme alle equipe sanitarie dello Stato visitano i bambini. Raggiungiamo direttamente i piccoli pazienti per garantire loro cure e pappe nutrienti. Lottiamo contro la malnutrizione, la malaria, la diarrea, la febbre tifoide. Chi non riesce a scappare nei luoghi sicuri del paese rimane qui. La popolazione nel bisogno è tanta: 1,5 milioni di persone secondo le stime delle organizzazioni umanitarie. Poi ci sono gli sfollati, ad oggi se ne contano 300mila e sono tantissime le donne i bambini.

Operiamo anche in un’altra zona del Burkina Faso, nella regione del Centro Ovest, dove la situazione dal punto di vista della sicurezza è migliore. Qui ci occupiamo di prevenzione della malnutrizione cronica, patologia causata dal consumo prolungato di pasti poveri dal punto di vista nutritivo. Molte famiglie burkinabé, oltre a non mangiare tutti i giorni in modo regolare, consumano pasti sempre uguali, a base di riso e miglio. Il nostro compito è spiegare alle mamme cosa e come cucinare con i prodotti locali, coinvolgendo le famiglie e le comunità anche facendo dei laboratori culinari. Purtroppo la malnutrizione può essere corretta solo entro i due anni di vita, passati i quali il normale sviluppo fisico e intellettivo è irrimediabilmente danneggiato. È quindi una patologia che incide sulle future generazioni e sulla loro capacità di essere autonomi e attivi nella società.

Con il nostro lavoro, vicino alle popolazioni locali, vogliamo garantire la “buona” spesa dei fondi perché quanto donato e finanziato sia veramente una risorsa ed un supporto per le popolazioni del posto».

Nicoletta ed un collega di LVIA nell’ufficio di Ouagadougou, Burkina Faso