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Un progetto in TANZANIA per migliorare la gestione dell’Acqua

Dalle regioni della Tanzania Centrale, le splendide località turistiche che rendono questo angolo d’Africa famoso in tutto il mondo sembrano lontanissime. Eppure, le spiagge di Zanzibar e i safari del Parco del Serengeti non sono così distanti.
Qui, però, è tutto diverso.

Le regioni di Dodoma e Iringa sono tra le più povere del paese, con tassi di malnutrizione infantile e di accesso all’acqua che sono più bassi della media nazionale.

In queste regioni solo tre persone ogni dieci hanno il “privilegio” di poter avere acqua sana, pulita e che non sia troppo distante da casa.
Nelle stesse aree il livello di malnutrizione infantile è altissimo e si attesta intorno al 50% dei bambini dai 0 ai 5 anni. Si stima inoltre che circa 4.000 bambini in Tanzania ogni anno muoiano a causa di malattie legate al consumo d’acqua non potabile ed alla mancanza di servizi igienici adeguati.

Qualche foto dell’intervento LVIA

IL CORSO PROFESSIONALE PER FORMARE I FUTURI GESTORI DEI SERVIZI IDRICI: 60 studenti hanno ricevuto una borsa di studio

FRANCESCO RIEDO, responsabile LVIA in Tanzania, spiega:
«Con la nostra esperienza sul campo, abbiamo visto che la comunità locale è molto partecipativa quando si tratta
di costruire dei punti acqua, perché l’acqua è un bisogno primario. Quando si costruisce uno schema idrico, si
realizzano fontane pubbliche, allacciamenti dell’acqua nelle case, invasi d’acqua per il bestiame. Tuttavia, la
mancanza di competenze nei villaggi è un problema da non sottovalutare.
Il rischio è che una volta che un pozzo è stato scavato e sono stati effettuati tutti i collegamenti per portare l’acqua
nei villaggi, intervenga un guasto o una cattiva gestione che può portare alla chiusura del servizio. E quindi alla mancanza di acqua».

Una recente riforma amministrativa in Tanzania ha rafforzato la responsabilità dei villaggi nella gestione dei servizi idrici, quindi nell’ambito del progetto è stato strutturato con l’agenzia nazionale VETA un sistema di formazione professionale volto a formare, in collaborazione con i servizi del governo, delle figure professionali, dei “manager” locali, che opereranno come consulenti delle organizzazioni che nei villaggi sono titolari della gestione dei servizi idrici.
Tra i partecipanti al corso, 60 studenti hanno ricevuto tramite il progetto delle borse di studio, che hanno dato loro un sostegno economico indispensabile per la partecipazione. In molti casi è stato infatti necessario un trasferimento, poiché i tempi di spostamento, anche a causa del cattivo stato delle strade, avrebbero impedito ai partecipanti di rientrare in giornata al villaggio di provenienza.

Terminato il corso, molti di loro sono già impiegati nei villaggi in qualità di consulenti.

BARTHOLOMEO KISONJELA

«Sono nato nel 1986 nel villaggio di Hogoro, dove ho frequentato la scuola elementare e media. Ho poi continuato
gli studi secondari e mi sono sposato. Il mio unico lavoro era nell’agricoltura, coltivavo il mio campo e tutto il mio reddito era dipendente dal raccolto. I miei guadagni non erano affatto buoni e vivevamo in una situazione
piuttosto difficile. Quando ho saputo del corso ho pensato fosse un’opportunità per aumentare le mie
competenze e avere più possibilità lavorative.
Inoltre, ero già membro del Comitato dell’acqua nel mio villaggio: è un’attività che svolgo a titolo volontario e ho visto le difficoltà che spesso ci sono per la corretta gestione, la manutenzione ecc… Ho pensato che il corso avrebbe aiutato l’intero villaggio ad avere un’acqua sempre buona con un servizio gestito in modo efficiente».

Com’è gestita l’acqua nel suo villaggio?

«In passato l’acqua era gestita da operatori privati incaricati dagli anziani di villaggio. Da maggio 2019 invece, con la nuova legge, sono le comunità stesse ad essere direttamente incaricate della gestione dell’acqua».

Come vi procurate l’acqua in famiglia?

«Ci riforniamo nel punto più vicino a casa nostra. Mia moglie si occupa di andare a prendere l’acqua. Paghiamo 100 scellini per riempire tre taniche da 20 litri ciascuna».

La comunità come vede il suo lavoro?

«Mi sembra che le comunità abbiano apprezzato i nuovi manager, perché stanno dimostrando di essere un aiuto nella raccolta della tariffa, nella corretta gestione dei fondi, nella riparazione delle infrastrutture».

Che cos’ha imparato?

«In primo luogo a mantenere funzionante il punto acqua, inoltre ho appreso come gestire i rapporti di lavoro. Ho imparato a riparare i componenti e come si svolgono gli incarichi amministrativi in modo efficiente e trasparente».

Il corso le è stato utile per migliorare la sua condizione economica?

«Adesso ho un’ulteriore fonte di reddito. Faccio delle consulenze a diversi villaggi e posso fare dei lavori per l’allacciamento dell’acqua nelle case. Questo mi aiuta tanto, stiamo molto meglio».

Come però fa presente il responsabile LVIA in Tanzania Francesco Riedo, c’è ancora del lavoro da fare.
«Dobbiamo migliorare l’informazione nei villaggi sull’esistenza di questa figura di Manager Idrico e instillare la fiducia di quanto possa essere un utile supporto alle comunità. Ci poniamo l’obiettivo della piena occupazione di questi studenti, le potenzialità sono grandi».

LA LEGGE SULLA GESTIONE DEI SERVIZI IDRICI
Il Water Supply and Sanitation Act del 2009 dettava le linee generali per la creazione di enti di gestione dell’acqua (l’acronimo inglese è COWSO) nei quali la comunità era coinvolta e responsabile. LVIA ha svolto un lavoro di analisi e affiancamento a questi enti affinché migliorasse l’efficacia del servizio idrico. Questa esperienza si è rivelata utile nel quadro dell’adozione del nuovo Water Supply and Sanitation Act del 2019 che ha rafforzato il ruolo della comunità locale nella gestione dei servizi idrici. In questo contesto normativo, la figura del Manager e le sue competenze, come previste nel corso di formazione professionale realizzato nell’ambito del progetto, è utile ai villaggi affinché il servizio sia efficiente e funzionante.

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